La sindrome di allettamento nell’anziano, di cosa si tratta esattamente?9 min di lettura

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    La sindrome di allettamento, altrimenti definita sindrome da immobilizzazione o ipocinetica è una problematica molto seria che riguarda soprattutto gli anziani.
    Importante comprendere bene di che cosa si tratta.


    Questa sindrome è causata dall’insieme di tutte quelle problematiche fisiologiche che il restare per molto tempo a letto può provocare.

    Se, infatti, il riposo a letto è il primo modo per recuperare energie, buona salute e vigore, viene spesso prescritto dai medici in caso di alcune patologie, ma non bisogna abusare del letto più del necessario, al fine di evitare tutte quelle conseguenze che un allettamento prolungato può comportare.

     

    È importante, infatti, seguire il paziente e fare in modo che ai primi segni di miglioramento si aiuti a scendere dal letto per facilitare il ripristino delle funzioni vitali.

     


    Vediamo, più nello specifico di cosa si tratta.
    Il restare per molto tempo a letto, in poche parole, porta a pericolose complicazioni, non tanto per le frequenti lesioni, come piaghe da decubito, ma perché in questa posizione si è più soggetti ad infezioni molto serie.

    L’allettamento, infatti, comporta fisiologici cambiamenti che possono portare, alla lunga, all’impossibilità di alzarsi, la sindrome da allettamento può riguardare tutti gli organi vitali anche se questi non erano stati toccati dalla malattia che l’ha generato.

    sindrome da allettamento

    Sindrome da allettamento cause

    Nella maggior parte dei casi questa sindrome è causata da una problematica medica, ma spesso può essere dovuta anche ad una caduta o ad un intervento chirurgico.

    Sono casi, questi, che richiedono un certo periodo di allettamento ed un successivo periodo di riabilitazione.

    In qualche caso, anche se certamente con minore frequenza, il problema è generato da cause sociali, da vissuti psicologici o dalla coesistenza di diverse malattie.

     

    Un elemento molto spesso sottovalutato è la sensazione di solitudine e di abbandono nella quale si trovano molti anziani che si sentono soli e non sono adeguatamente sostenuti dall’affetto e dalla presenza dei propri cari.

     

    Il fattore emotivo, in presenza anche di una malattia, infatti, può diventare un’aggravante, un fattore cioè, che peggiora anche di molto la malattia fisica.

    In altre parole non sono rari i casi in cui gli anziani che si sentono trascurati, perdono anche la voglia di vivere e, se non seguiti adeguatamente e sostenuti soprattutto dai propri cari, si lasciano morire piano piano.

     

     

    Di seguito cerchiamo di vedere in maniera più precisa quali sono i diversi fattori che possono portare alla sindrome di allettamento o ad un suo peggioramento.


    Esistono fattori biologici, fattori psicologici e fattori socio ambientali.


    Tra i fattori biologici ce ne sono diversi a carico dell’apparato muscolo scheletrico. Ad una certa età, infatti, sono frequenti fratture, per esempio del femore, o tendiniti, borsiti e problematiche relative all’osteoporosi.

    Sono queste le condizioni che non solo portano dolore e quindi portano all’immobilità, ma riducono la capacità di movimento e una grande debolezza muscolare.

     

    Molto frequenti sono anche le malattie cardiovascolari legate a scompensi cardiaci o all’ impossibilità a fare molti sforzi.

    Anche le malattie polmonari che riducono la capacità aerobica possono essere tra i fattori biologici che facilitano la sindrome di allettamento.

    Tra le più frequenti malattie neurologiche c’è l’ictus, il morbo di Parkinson, le neuropatie periferiche, o anche la demenza.

    Tutte, in maniera più o meno accentuata, possono produrre una compromissione e riduzione della capacità motoria.

    Insieme a queste problematiche i fattori biologici possono essere connessi anche a problematiche varie come la malnutrizione o gravi malattie sistemiche che riducono la capacità e la volontà di alzarsi dal letto.

     


    Tra i fattori psicologici il più frequente è la depressione che è connessa ad una serie di pensieri che si affacciano alla mente di quanti vanno via via facendosi anziani.

     

    sindrome da allettamento-riabilitazioneIl rallentamento delle capacità, dei riflessi, i primi acciacchi e le prime problematiche fisiche che cominciano a farsi sentire sempre più di frequente, possono diventare delle fissazioni e molti anziani peggiorano il proprio umore fissandosi sempre sulle stesse sensazioni e sugli stessi stati d’animo.

     

    La depressione negli anziani è spesso una problematica abbastanza sottovalutata perché, il più delle volte, non si presta attenzione ai vissuti di tristezza degli individui di una certa età.

     

    Sarebbe, invece, una cosa da considerare in maniera adeguata per evitare le conseguenze o per evitare vissuti particolari e peggiorare situazioni già abbastanza gravi.

     

    I fattori sociali, quali la solitudine, il senso di abbandono e la difficoltà ad incontrare altre persone, può essere estremamente condizionante nell’abbassamento del tono dell’umore e del bisogno della ricerca continua di alleviare il senso di tristezza che accompagna molte giornate degli anziani.

    Pare, infatti, che l’allettamento, il dormire, faccia passare prima il tempo ed attenuare certi vissuti.

     

    Tuttavia non sempre l’anziano sembra tenere conto delle altre conseguenze e, spesso, non se ne interessa neanche.

    Più di frequente tutti questi fattori si combinano tra di loro creando una situazione che diventa ingestibile mentre era all’inizio facile da recuperare.

    Come si manifesta la sindrome di allettamento

    La sindrome di allettamento si manifesta a seguito di una prolungata permanenza a letto in genere causata da una sintomatologia fisica che richiede riposo assoluto.

    I primi sintomi si presentano dopo due o tre settimane e si vede dalle difficoltà legate all’immobilità fisica insieme a quelle dovute alla patologia di base.

     

    Tutti gli organi risentono di questa inattività e della prolungata posizione orizzontale che il letto comporta.

    Dunque, alla patologia già presente si innestano nuove problematiche legate a diverse parti dell’apparato fisico.

     

    La posizione orizzontale, infatti, comporta, tanto per dirne una, disturbi dell’apparato digerente. Tanto per cominciare, infatti, si presentano dei disturbi della deglutizione che portano, come conseguenza, una difficoltà di alimentarsi e una cattiva digestione.

    Il paziente con questo problema, ha spesso problemi di stitichezza.

     

    La permanenza a letto comporta una compressione dei polmoni ed una difficoltà nell’apparato respiratorio. La posizione a letto, infatti, riduce la quantità d’aria che entra ed esce dai polmoni. La muscolatura relativa ai polmoni perde tono e sono più frequenti bronchiti e polmoniti.

    Anche il sistema urinario viene toccato dalla sindrome di allettamento: frequenti sono, nei pazienti, problemi di incontinenza e, di contro, di ritenzione urinaria. Entrambe le situazioni possono portare, in conseguenza, infezioni alle vie urinarie.

     

    Più i giorni passano senza alzarsi e muoversi, più l’apparato muscolare risente dell’inattività.

    Dopo i primi giorni si sente solo la difficoltà a muovere i muscoli, a rimetterli in moto, ma più si va avanti e più si rischia una vera e propria atrofia che, dopo diverse settimane di permanenza a letto, si riduce notevolmente la massa muscolare.

     

    sindrome da allettamento fisioterapiaLa riduzione del movimento porta anche a delle vere e proprie deformazioni articolari con un peggioramento dei valori di calcio e proteine nelle ossa.

     

    Le problematiche più serie però sono a carico del sistema cardiovascolare che risente moltissimo della posizione dell’allettamento.

    Il flusso venoso, infatti, tende a rallentare e c’è una forte difficoltà a modificare la postura.

     

    A lungo andare infatti passare da seduto alla postura eretta può produrre nausea, svenimenti, ipotensione e battito cardiaco accelerato.

     

    Anche la cute risente della posizione allettata perché diventa, a causa dello strofinio e della trazione continua, più spessa e dura con altissimo rischio di piaghe da decubito.

     

    Le conseguenze della sindrome di allettamento ovviamente non sono solo fisiche, ma anche psicologiche perché aumentano il senso di apatia, di ansia, di irritabilità e di confusione senza contare la perdita della memoria, dell’attenzione, della concentrazione e dell’appetito.

    La lunga permanenza a letto può generare anche difficoltà di orientamento spazio temporale.

    Cosa devono fare i familiari?

    I familiari di quanti vivono una sindrome di allettamento di un proprio caro si trovano molto spesso spaesati.

    L’inesperienza, innanzitutto, ritarda la presa di consapevolezza della gravità del problema.

     

    Spesso, pensando di migliorare le cose, il familiare agevola il riposo a letto, senza sapere che a lungo termine ciò può portare a problemi anche molto seri.

    Quel che è certo è che già vedere un proprio caro soffrire, rende meno lucidi, ma la lucidità ha spesso bisogno di aiuto.

     

    allettato conforto famiglia

    Chi vive problematiche del genere non riceve e spesso non chiede neanche, aiuto, pensando ad una cosa passeggera o sottovalutando la questione.

    Sarebbe utile l’intervento di esperti sia morali che materiali. Servono, infatti, prodotti, strumenti ed esperti per aiutare sia fisicamente che psicologicamente sia l’anziano allettato che la sua famiglia: uno psicologo e un fisioterapista che aiutino nella riabilitazione psichica e fisica.

     

    Molto utile per evitare il presentarsi di piaghe sono i materassi antidecupito, per esempio un materasso ed un lavoro di riabilitazione che permette piano piano di recuperare le funzionalità perdute.

    Utilissima è anche la presenza e l’utilizzo di reti elettriche che facilitano il movimento e permettono più facilmente di collocare il paziente nella posizione seduta.

    Questo aspetto facilità anche la vita ai parenti che, da soli, non riescono a spostarli facilmente.

     

    Lo psicologo può sostenere un recupero della motivazione alla vita ed aiutare anche i familiari nella comprensione di alcuni vissuti che possono facilitare la tendenza alla chiusura ed il rischio di depressione.

    Con l’aiuto di un gerontologo o di un neurologo può essere utile l’uso momentaneo di farmaci che facilitano una certa dose di pensieri positivi e che restituiscano al paziente anche la voglia di fare e di vivere.

    Come è possibile prevenire la sindrome di allettamento?

    Per prevenire questa sindrome che, a lungo andare, produce danni permanenti e che portano alla disabilità, è necessario tenere presenti alcuni semplici punti che permettono un’adeguata assistenza e organizzano il comportamento.

    In altre parole non sono necessarie accortezze particolari, ma piccole attenzioni che innanzitutto devono evitare una prolungata permanenza al letto.

     

    • È, dunque, opportuno sollecitare quanto prima la consueta ripresa delle attività giornaliere, spingendo il paziente a riprendere piano piano a sedersi affrontando, un passo alla volta, tutte le necessarie azioni giornaliere.
    • Se i tempi non sono ancora maturi per proporre di sedersi o di alzarsi, è necessario far svolgere qualche attività passiva per evitare la completa atrofia dei muscoli.
    • Cercare di proporre più volte la posizione seduta per rendere più semplice la respirazione ed evitare conseguenze negative per quell’apparato.
    • Oltre all’aspetto fisico è necessario dare rilievo anche a quello psicologico per cui sarà fondamentale motivare il paziente a muoversi e a mostrare interesse per ciò che lo circonda.

     

    Solo in questo modo il paziente potrà sentire di desiderare di nuovo di ritornare a effettuare le proprie attività quotidiane.

     

     

    Regole generali per chi si trova in una posizione orizzontale per molto è quella di porre particolare attenzione verso certi tipi di cure per evitare la comparsa di lesioni.

    • Molto utile è anche idratare quotidianamente il paziente spingendolo a bere e a mangiare (sempre seguendo una giusta dieta).
    • Si può pensare di preparare pasti e bevande che risultino particolarmente graditi al paziente.
    • Fondamentale è anche effettuare una accurata pulizia cambiando spesso la biancheria.
    • Fare in modo che la persona allettata sia spesso (almeno ogni due ore) cambiata di posizione evitando ferite ed altre problematiche.
    • Come ultima indicazione, è necessario fornire il paziente di cuscini o altri strumenti che gli facilitino la vita e comportino, una volta guarito, meno danni possibili e lo aiutino a riprendere la vita di sempre una volta ristabilito pienamente.

     

     

    In conclusione sia che voi siate dei familiari che assistono un proprio congiunto o che voi siate professionisti del settore che assistono un malato, non dimenticate mai che il soggetto, paziente o vostro familiare, non è un oggetto, ma prima di tutto una persona che ha pieno diritto al mantenimento della propria dignità di essere umano.

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